Giovedì 20 novembre il Gruppo Arbitri di calcio del Csi Cesena si è ritrovato presso un noto ristorante di Pinarella di Cervia per un momento conviviale. Erano presenti anche i componenti della commissione calcio, il Presidente dell’associazione cesenate, Renato Quadrelli e il Vicepresidente, Luciano Morosi. Il Presidente del Csi Cesena nel suo intervento ha segnalato con orgoglio il raggiungimento storico di 10.500 tesserati, segno tangibile della riconfermata vitalità del comitato cesenate, che continua a crescere anno dopo anno.Valerio Bertozzi, Presidente del Gruppo arbitri, dopo aver ringraziato tutti i colleghi convenuti, ha evidenziato le qualità indispensabili che caratterizzano, secondo il Csi, la figura dell’arbitro. La maggior parte di coloro che sceglie di intraprendere il percorso formativo per Arbitri di Comitato è un ex giocatore, un atleta, un appassionato di sport. La decisione di mettersi dall’altra parte, anzi “sopra” le parti, spesso scaturisce da una passione, grande e forte, frutto di una bella esperienza in campo, che, quindi, non si conclude, ma assume una veste diversa. Un arbitro educa ad apprezzare la bellezza dello sport che deve essere giocato secondo delle regole, condivise, frutto di confronto ed esperienza, che può accompagnare giovani e meno giovani a sperimentare cosa vuol dire il rispetto dell’altro, il rispetto condiviso di uno stile, di un modo di divertirsi, di appassionarsi ad una disciplina sportiva. Nel gioco è così. Si vince e si perde. Un arbitro, che con precisione, passione e competenza arbitra una partita nel migliore dei modi, aiuta i ragazzi ad accettare la sconfitta che in nessun modo potrebbe essere imputata ad un suo errore. Si perde infatti per tanti motivi. Imparare ad individuarli e quindi ad affrontare l’errore o la mancanza, permette alla squadra o al singolo atleta di crescere e migliorarsi. Guardando dagli spalti qualcuno potrebbe pensare che l’arbitro è solo, ad arbitrare ed a vivere il suo ruolo. Fortunatamente, in Csi non è proprio così! Gli arbitri si trovano a vivere una dimensione comunitaria, dove il confronto, il supporto e la condivisione hanno un peso rilevante. Riunioni ed incontri formativi riescono a far vivere una dimensione associativa che sostiene il loro servizio nei campi, quando incontrano altri gruppi. Diventare arbitro vuol dire mettersi continuamente in gioco, formarsi e crescere. I regolamenti cambiano, la richiesta di impegno, professionalità e competenza impongono a ciascuno di fare un passo in più, per essere sempre pronti ad affrontare le infinite variabili di gioco. Ogni partita arbitrata permette di incontrare gente nuova, ragazzi, giovani ed adulti, che condividono la passione per uno sport di valore. Incontrare gente permette di intessere relazioni, di conoscere e condividere la bella esperienza sportiva che insieme si sta vivendo. Le parole di Giovanni Paolo II^ spiegano cosa un arbitraggio leale e corretto può fare: “Grande importanza assume oggi la pratica sportiva, perché può favorire l’affermarsi nei giovani di valori importanti quali la lealtà, la perseveranza, l’amicizia, la condivisione, la solidarietà”. (Dall’Omelia per il Giubileo dello sportivo del 2000).